Ritratti di personaggi dello Scautismo
PADRE IVAN ZUZEK S.J.
Ivan ZuZek S.J. nasce a Lubiana (Slovenia) il 2 settembre 1924, quinto di 15 figli. Nella tragedia bellica sceglie la difesa della sua terra e scampa ad esecuzione sommaria con un temerario salto dal treno.
La sua vocazione religiosa, nata nell’esperienza della guerra, si realizza il 1 novembre 1945, a Lonigo, con l’entrata nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote di rito bizantino, a Roma, il 9 aprile 1955, insegna russo e diritto canonico al Pontificio Istituto Orientale, di cui diventa rettore (1967-1973).
Nominato da Papa Paolo VI Segretario della Pontificia Commissione per la redazione del Codice Orientale, porta a termine nel 1990 l’importante opera legislativa.
Il Papa Giovanni Paolo II lo nomina Sottosegretario del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi (1991-1995).
Nel 1969 fonda la Societé du Droit des Églises Orientales. Dal 1967 collabora con il Pontificio Collegio Sloveno e nel 1978 diventa membro dell’Accademia Teologica Slovena. Studioso riconosciuto universalmente per la competenza e lo zelo è consultore di Congregazioni Romane e membro di associazioni scientifiche.
Nonostante gli incarichi accademici, dal 1976 fino alla morte si dedica alla formazione cristiana delle Guide e Scouts d’Europa .
Muore il 2 febbraio 2004 nella sua cara Base Nazionale Scout a Soriano nel Cimino (Viterbo).

 

UN APPASSIONATO RICORDO DI P.IVAN

Non ricordo più quando ho conosciuto Padre Ivan: forse all’Assemblea di Assisi, nel 1982, comunque più di 20 anni fa.
Mi colpirono di lui la figura ieratica, l’alta statura, gli occhi chiari e penetranti, i capelli corti pettinati all’indietro, il sorriso bonario e gentile, un fare schivo e mai impositivo, l’andatura particolare, un po’ ondeggiante, la pronuncia non perfetta, ma anche la chiarezza del ragionamento. Ho avuto la fortuna di essergli vicino durante il secondo mandato di commissario generale, dal 1994 al 1997, quand’egli fu Assistente generale dell’associazione. Ho potuto, così, apprezzare la chiarezza del suo pensiero, acuto e deciso nel tracciare la rotta da seguire.
Come Assistente generale, ha indirizzato l’associazione verso un continuo e coerente pensiero di missionarietà e di rigore teologico e morale.
Era un innamorato della Madre di Dio che continuamente ci presentava e di cui sollecitava la venerazione attraverso la recita del rosario, di cui ci ha lasciato una personale riflessione.
La cosa che sorprende è che egli aderì agli Scouts d’Europa leggendo gli statuti; egli, che era un giurista di grande spessore, seppe cogliere negli enunciati che sono alla base del nostro Scautismo, la validità della proposta perché indirizzata alla santità di ciascuno. Per lui il metodo scout aveva significato solo se aiutava i giovani a scoprire Dio e a seguirLo, mediante gli insegnamenti della Chiesa.
Malgrado tutti i suoi impegni, trovò sempre il tempo di seguire la nostra associazione, fin dalla sua nascita, come un angelo tutelare.
Non fece mai cenno delle sue alte cariche, con una modestia straordinaria.
Ma noi sappiamo quanto lavorò, con attenzione e sagacia, affinché la nostra associazione ottenesse il riconoscimento della Conferenza Episcopale Italiana.
Dopo che l’associazione aveva fatto domanda di riconoscimento, ricordo che, in un incontro della Branca Coccinelle a Loreto, chiese alle bambine che pregassero la Madonna affinché favorisse la nostra richiesta “perché la Madonna è sensibile alle preghiere delle bambine”.
Lavorò anche, e molto, al fine che la Santa Sede riconoscesse l’Unione internazionale, come poi avvenne.
Io mi commossi a Czestochowa, quando fu letto il messaggio del Santo Padre, perché colsi lo stretto legame che intercorreva tra l’EJ di Viterbo e quello di Zelasko: erano state due attività benedette e come due sigilli sul nostro Scautismo. E quanto di Padre Ivan c’era dietro? Certamente molto.
Eppure, quest’uomo così importante, seppe conservare sempre un animo di fanciullo: la sua cortesia, la sua disponibilità secondo il motto “se posso, devo”, il suo sguardo dolce e profondo nello stesso tempo, il suo sorriso discreto ma illuminante, tutto induceva a volergli bene.
Quando mi giunse la notizia della sua morte, provai una stretta al cuore, ma quando seppi dove e come era morto, provai una dolce tenerezza: non era morto all’interno di una fredda stanza d’ospedale, dalle pareti bianche e nude, ma a Soriano, nel terreno della base nazionale.
Ed allora me lo sono immaginato sorridente, negli ultimi istanti della sua vita, al vedere le querce, i cespugli, il canneto ondeggiante in riva al lago, l’erba, il cielo, forse gli uccelli: insomma quella natura che egli aveva sempre amato sulla scia di quel Santo patrono delle “sue” coccinelle, S. Francesco.
E’ morto mentre lavorava con le mani, lui abituato a districarsi, con acuta e lucida intelligenza, in mezzo alle norme giuridiche: anche il lavoro manuale può rendere gloria a Dio se fatto con amore e per amore.
E’ morto solo e libero, come libera da condizionamenti è sempre stata la sua vita, che ha goduto di quella libertà che appartiene a colui che ha fatto delle scelte definitive alle quali essere fedele “perinde ac cadaver”, fino in fondo.
Io credo che il buon Dio abbia concesso un gran privilegio a Padre Ivan: quello di consentirgli di portare a termine la sua missione, come un buon soldato, un “miles Christi”.
Ci manchi, Padre Ivan, anche se sappiamo che continuerai a vegliare su di noi!

Claudio Favaretto

riportato dal sito: www.fse.it