GLI ANNI DELLA CONTESTAZIONE
ovvero:
QUEL CRIMINALE DI GUERRA
DI BADEN-POWELL

È molto difficile oggi rievocare in termini sufficientemente comprensibili i tanti episodi che coinvolsero anche lo Scautismo negli anni della contestazione giovanile. Alcuni furono episodi di grande valore morale per l’impegno dimostrato da capi e ragazzi nel vivere i loro ideali in situazioni difficili e spesso poco comprese anche da chi avrebbe dovuto difenderli con la propria autorità. Forse la ripresa dello scautismo, negli anni successivi, deve esser annotata a merito di questa base resistente che salvò la « specie » dall’estinzione.

Altri episodi sconvolsero buona parte dell’associazione con manifestazioni aberranti a tutti i livelli: da quello ideale a quello metodologico, a quello morale fino a quelle del buon senso.
Alcuni educatori (laici e sacerdoti) credettero di trovare nel nuovo movimento la soluzione alla loro crisi d’identità e ne divennero il sostegno ideologico; altri si adattarono alla moda credendo di poter rimanere nel gioco solo rinunciando al proprio ruolo e adattandosi a fare del giovanilismo; molti tacquero per paura o per incompetenza.

Fu alimentata allora, forse da centrali qualificate e certamente ben fornite di denaro, una propaganda talmente ricca di utopia e di retorica, quanto di elementi dissacranti e demolitori, da sembrare, a distanza di tempo e con una riconsiderazione tranquilla, piuttosto una favola nera, parto dell’immaginazione contorta di un maniaco sessuale, che storia vissuta.

A chi non fu testimone, di quegli eventi potrà quasi sembrare impossibile che alcuni potessero pensare e agire in quel modo e tentar dì condizionare tutta l’associazione. E se non ci riuscirono fu per poco: fu solo per il coraggio e la capacità di soffrire di alcuni (tra cui i soci del Centro Studi B.-P.) che si riuscì a costituire una « linea del Piave », per resistere a oltranza e salvare una valida immagine dello scautismo, da riproporre quando fosse tornato il sereno. Certi fatti sono rimasti talmente impressi nella nostra mente da influenzare anche oggi le nostre relazioni nei confronti di qualche atteggiamento che possa anche solo lontanamente ricollegarsi ad essi. E' una specie di sindrome da contestazione.

lo non riesco ancora a giudicare se sia più opportuno oggi, per « amor di patria », dimenticare quei fatti associativi, o passarli alla storia perché da essi se ne traggano insegnamenti per il futuro. Forse sembra più valida la prima soluzione, visto che la principale associazione scout italiana tende - con alcune lodevoli eccezioni - generalmente a trascurare la storia e le esperienze già fatte..

Anche se può esser opportuno dimenticare gli anni della contestazione o reinterpretarli, fornendone un’immagine quasi ideale, come in passato ha fatto qualcuno su qualche rivista scout, con uno sforzo e un’immaginazione commoventi, io credo che almeno un episodio io vi debba raccontare: sicuramente uno dei più allucinanti, ma non l'unico.

Intendo parlare dell’inaugurazione della Via Robert Baden-Powell avvenuta in Modena il 25 maggio 1972.

Fu per l’iniziativa del dott. Bartolomeo Gilberti che il Comune di Modena decretò d’intitolare una strada al fondatore dello Scautismo. Il Masci preparò una conveniente cerimonia e io fui invitato a parteciparvi con l’impegno di celebrare la S. Messa.

Ci trovammo, dunque, quella domenica mattina ad una delle estremità della strada in questione. Erano presenti un centinaio di Adulti Scout provenienti da tutta l’Emilia-Romagna e anche da fuori, dieci scouts del CNGEI di Reggio Emilia, in perfetta uniforme, un lupetto e uno scout dell’Agesci, pure in uniforme, nipote l’uno e figlio l’altro di due adulti scout.
Partecipavano naturalmente anche un rappresentante del Sindaco con due vigili urbani, per dare ufficialità alla cerimonia, e alcuni abitanti del nuovo quartiere.

Sull’angolo della strada facevano bella mostra di sé due giovanotti con i capelli lunghi e la barba incolta. Indossavano una sciarpa rossa e il caratteristico eskimo dei contestatori, con un noto quotidiano della sinistra ben piegato in una delle tasche in modo che si notasse la testata.
Rimasero impassibili durante la celebrazione della S. Messa, parlottarono invece e ridacchiarono durante gli interventi verbali che completarono la cerimonia.

Unanime sembrava la soddisfazione per il riconoscimento che con questa intitolazione veniva dato a Baden-Powell per la sua opera educativa. Fu poi scoperta la targa con il nome della strada e i presenti, ovviamente commossi, applaudirono orgogliosamente. Quando ormai pareva che la cerimonia fosse conclusa, i due personaggi salirono sul palco, si qualificarono come capi dell’Asci, e chiesero, con un certo tono autoritario, di poter aggiungere qualcosa a nome dell’associazione scout giovanile, che dichiararono di rappresentare ufficialmente per la circostanza.
Il Magister del Masci offrì loro il microfono con un largo sorriso di compiacimento ma male gliene incolse perché la prima affermazione dei due fu una sdegnata e vibrata protesta del Comitato di Zona degli scout per l’intitolazione di una strada di Modena a un « criminale di guerra » come Baden-Powell.

Immaginate la scena: il rappresentante del Sindaco e i vigili urbani - l’amministrazione di Modena era, ed è ancora, di sinistra...- si trovarono spiazzati ed evidentemente non sapevano più che pensare e il loro atteggiamento confuso lo dimostrava fin troppo bene; ad un adulto scout, ormai avanti negli anni venne una crisi di sconforto e dovettero trovargli una sedia perché gli stava venendo meno il respiro per lo schoc; il sorriso di altri adulti scout della vecchia Asci si cambiò in lacrime ed alcuni fecero coraggioso quadrato difensivo attorno a Bandieri e a un altro che reggevano... la bandiera del Masci e quella nazionale.
Altri, con maggiore capacità di reazione, cercarono di coprire ad alta voce e con proteste indignate le affermazioni inattese ma i due commandos, essendosi impadroniti della posizione dominante, continuarono a ripetere i loro slogan dall’alto del palco, riaffermando il loro diritto di farlo in nome della libertà di pensiero.

Finalmente Ugo Vezzalini, che s’intendeva di mosse tattiche, riuscì abilmente a strappare i fili dell’impianto d’amplificazione, con sollievo dei presenti tutti, che sottolinearono il valore del sabotaggio con un forte e sentito apprezzamento verbale e con un applauso di premio e di consenso per l’autore.

I due contestatori scesero allora dal palco, tentando di continuare a terra la protesta verbale, in mezzo ai presenti che si accalcarono tutti attorno sdegnati per chiedere giuste spiegazioni di tanto scandalo. Finalmente potei interpellarli anch’io e mi confermarono di esser venuti in rappresentanza e con preciso mandato dei capi scout modenesi, riuniti intanto in assemblea permanente di protesta, in un locale adiacente ad una sede scout. Mi offrii di raggiungere quell’assemblea per maggiori chiarificazioni e fui accontentato.

Trovai veramente un nutrito gruppi di capi, aiuti, rover e forse anche solo amici (a quei tempi si rifiutavano le ruolizzazioni e chiunque, socio o no, poteva parlare e votare nelle assemblee, purché fosse presente), tutti concordi e pronti a darmi battaglia.

Sul momento mi parve di essere a Mafeking con B.P. Ebbi l’avvertenza di chiedere subito interventi documentati.

Qualcuno, a nome degli altri, mi rispose che era sufficiente leggere i libri di B.P. per avere le prove incriminanti. Chiesi allora se qualcuno avesse letto questi libri tanto da potermi indicare con maggiore precisione le pagine a cui riferirsi. Nessuno li aveva letti ma non era importante, mi fu risposto, poiché erano fatti che tutti sapevano, episodi di pubblico dominio.

A questo punto mi dichiarai non più disposto a continuare il dialogo ma sempre pronto a riprenderlo successivamente quando la controparte si fosse seriamente documentata...

Questo succedeva a Modena in una regione che ha il gusto della polemica anche aspra, ma non quello della rottura. Ciò può spiegare come in Emilia-Romagna nonostante tutto, lo Scautismo cattolico non si sia diviso allora con le stesse lacerazioni avvenute in altre regioni, ma spiega anche come il ripetersi di certi atteggiamenti in altre regioni possa aver esasperato qualcuno, invogliandolo ad andare a far Scautismo sotto altre bandiere.

don Annunzio
da Esperienze & Progetti

Gran parte dei nostri lettori è troppo giovane per aver vissuto esperienze simili; così, per avere un’idea del periodo storico in cui questo episodio si è svolto, consigliamo loro la lettura del libro di Michele Brambilla : "Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto",Rizzoli 1994, consultabile anche on-line sul sito www.storialibera.it



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