IL CAMPO SCUOLA ROVER DI 2° TEMPO
LA SUA EVOLUZIONE NEGLI ANNI ’60 e ‘70
Questo articolo sulle trasformazioni del Campo scuola rover potrebbe quasi essere considerato un completamento del numero speciale di Esperienze e Progetti sul Roverismo e offre interessanti spunti per meglio comprendere la situazione attuale della formazione capi di terza branca nello Scautismo cattolico italiano.

Varrebbe la pena, un giorno, di scrivere qualcosa sull’incanto di Colico quando, nelle sere d’estate la brezza ristagna, il lago appare come di piombo fuso e tutto sembra fermarsi. Oppure descrivere il fascino di quel tratto della Val Codera da noi chiamato il “lost paradise”. O ancora ed infine raccontare del delicato profumo dell’aglio selvatico, misto a quello dell’asfodelo, che a Pasqua fiorisce sui colli di Bracciano.
Ma non è questo l’argomento del presente scritto. Il nostro tema, invece, è quello del Campo Scuola Rover, in termini di origini, di tradizioni, di relativa evoluzione e di nuovi contenuti, tracciando una specie di consuntivo dell’insieme delle diverse edizioni, ciascuna avendo le proprie caratteristiche, che si sono succedute in quegli anni. Bracciano e Colico, due centri della Formazione Capi; due luoghi dove sovente, più spesso di quanto si creda, maturano convinzioni personali che, alcune volte, sfociano in decisioni che investono tutta una vita, come la vocazione a fare il Capo Rover per lunghi anni.

UN PO’ DI NOTIZIE DEL PASSATO

Il primo Campo Scuola Rover della rinata ASCI ha avuto luogo a Colico nell’agosto 1945 diretto da Vittorio Ghetti. Il fatto fu ricordato nel ’65 per il ventesimo con un articolo su RS-Servire. I Campi Scuola Rover, così come quelli delle altre Branche, si sono poi ripetuti a Colico, in modo ininterrotti, anche più volte ogni anno. Si è poi il festeggiato il cinquantesimo dell’inizio di questa attività ed essa è continuata fino a pochi anni fa.
A queste primissime edizioni di Colico, si sono aggiunte quelle ad opera di Osvaldo Monass - teniamo a citarlo perché è stato, in ordine di tempo, il primo DCC di Branca Rover - nei dintorni di Roma, il terreno di Bracciano non essendo ancora disponibile. Questi primi Campo Scuola Rover, in ambedue i luoghi, sono da considerarsi di epoca “preistorica”, la Formazione Capi non avendo ancora adottato l’impostazione di Gilwell e il relativo brevetto.
Stiamo cercando di ricordare e poi di analizzare, ciò che è avvenuto nei Campi Scuola Rover nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ’60 e i primi dei ’70 quando il Campo Scuola Rover intendeva rispondere alla formazione dei Capi Rover con un contributo che può essere così caratterizzato:

- un'attività tipica ed esemplificativa, qualche volta eccezionale, che permetteva di fondere insieme forma e contenuto ispiratore, attività esemplificative e motivazioni metodologiche;
- un'apertura agli autentici problemi del Capo Rover ed uno stimolo a proseguire nella riflessione, nella ricerca;
- un periodo, spesso determinante, di pausa, di ripensamento e di decisione.

Ora di 2° tempo esistono solo i Campo Scuola Interbranca, come vuole la vigente impostazione. Proprio per questa attuale situazione, vale la pena di ricordare i Campo Scuola di Branca Rover, facendone una specie di consuntivo al momento in cui chi scrive, per gli imperativi della vita, aveva cessato di condurli. Cogliendo anche l’occasione per evidenziarne gli aspetti rilevanti sia per la realizzazione di uno Scautismo di qualità sia per la formazione delle persone che vi partecipano in quanto Allievi.
Passato Monass ad altro incarico e divenuto utilizzabile il terreno di Bracciano, lo schema di Colico del Campo Scuola Rover vi è stato trasferito, la prima volta ad opera di Gianni Cucchiani (poi passato alla Branca Esploratori), in seguito e per diversi anni, da chi scrive. Ogni anno avevano così luogo tre Campo Scuola Rover: uno a Bracciano a Pasqua, due a Colico a fine luglio e a inizio settembre.
Colico e Bracciano, due luoghi geografici ma un solo Campo Scuola Rover, pur nella varietà delle edizioni che si susseguono, una sola impostazione o, almeno, una sola origine. Si può infatti dire che il Campo Scuola Rover nasce dal combinarsi delle idee, del lavoro, dell’esperienza dei vari Capi campo, senza escludere l’apporto di altri membri della staff, AE e Aiuti, che contribuiscono all’impostazione e alla realizzazione dei Campo Scuola. Così anche dagli Allievi stessi, dall’ascolto dei loro bisogni e difficoltà, scoprendovi le vere speranze e le intuizioni dei giovani, che è il modo rover di esercitare l’ “ask the boy”.

UNA EVOLUZIONE CONTINUA

Affinché il Campo Scuola continui a svolgere il mandato che istituzionalmente gli compete, che è quello di “insegnare facendo” il Metodo Rover, esso deve esprimere ciò che di meglio esiste nel Paese in materia di Roverismo e, sopratutto, corrispondere a quel desiderio di cose più grandi e di impostazioni più aperte che è una delle costanti della Branca.
Se ciò è avvenuto nei Campo Scuola, e non è stato solo per riflesso di movimenti che stavano avvenendo in altri ambienti, lo Scautismo aveva già il suo daffare a scavare nella ricchezza del proprio Metodo.. Si è verificata una spinta, che definirei “interna”, al Campo Scuola: l’avvicendarsi degli Allievi, il dovere per i capi campo di avvicinarli, di conoscerli, di valutarli, aveva consentito la scoperta di nuovi livelli di capacità e di “istanze” impensabili pochi anni prima.
Questa evoluzione si esprime innanzitutto in termini formali, ai quali accenniamo per primi, anche perché li possiamo considerare substrato sul quale costruire, veicolo di progresso e, in alcuni casi, persino cause della evoluzione dei contenuti di cui diremo in seguito.

GLI ALLIEVI

Accenniamo, per cominciare, anche perché molto appariscente, all’aumento degli Allievi. Negli anni precedenti a quelli di cui parliamo, avveniva un Campo Scuola Rover all’anno, con una media di 10 – 15 Allievi. Un lento progredire ci ha portati - intorno al ’66 - a una media di oltre 20 – 22 allievi in ognuna delle tre edizioni che, in quegli anni, avvenivano regolarmente. Senza volere dare una eccessiva importanza al fattore numerico (abbiamo sempre avuto un certo ritegno a dare peso al numero dei presenti) non si possono ignorare queste cifre - da 15 a 65 allievi all’anno - e non dare loro un sia pur minimo significato.

Interessante anche l’età media dei partecipanti. Quasi del tutto scomparso l’Allievo diciottenne, la maggioranza dei Capi Rover faceva il Campo Scuola intorno ai 23-25 anni. I trentenni non erano rari e, in singoli casi, erano presenti Allievi di età ancora più avanzata. Da notare, per inciso, alcuni “ritorni” al Campo Scuola dopo diversi anni di Servizio. In evidente correlazione con l’aumentata età media, numerosi sono quelli inseriti dai punti di vista professionale, familiare e sociale, si aveva perciò a che fare, e non solo per l’età, con adulti che, nell’economia della propria esistenza, avevano assegnato anche una parte importante al servizio educativo nell’Associazione.

L’allievo medio di quell’epoca dimostrava di possedere una esperienza di Scautismo di base vissuto; molti avevano fatto alcuni anni di un buon Roverismo, provenendo da Clan validi in numero e qualità. Ciò vuol dire che esisteva un substrato comune in grado di facilitare notevolmente lo svolgimento del campo, consentendo di considerarne acquisiti i presupposti, il clima e lo stile.
Perché venivano ? Era una delle domande che sorgevano spontanee ad ogni campo. Quasi del tutto scomparsi i capi “coatti” che venivano col mandato (del Capo Gruppo, dell’Assistente, del parroco) poi destinati a «fare qualcosa coi giovani». Risultavano anche molto rarefatti coloro che venivano (come avveniva negli anni precedenti) “per fare, almeno una volta, l’esperienza di una vera attività rover”. La stragrande maggioranza faceva il Campo Scuola per una deliberata volontà e chiari intenti di Servizio, pianificato almeno per alcuni anni.

TRADIZIONE E INNOVAZIONI

Mentre progressivamente si verificavano e si accentuavano, queste maturazioni si evidenziavano dalle maggiori aspettative e dalle più profonde esigenze sempre più presenti negli Allievi. Essi non si aspettavano solamente di una messa a punto del Roverismo nei suoi aspetti metodologici, ma anche e sopratutto, più larghe prospettive, contenuti più precisi e maggiore aderenza alla realtà che li circondava. Rispondendo a queste nuove motivazioni, ci sentivamo indotti ad aggiungere al tradizionale programma dei Campo Scuola Rover nuovi argomenti e attività, più aderenti a queste mutate esigenze. Il primo passo fu fatti con l’introduzione, oltre ad alcune nuove tecniche, di speciali sessioni che chiamavamo “proiezioni” e che intendevano prospettare in quali campi ed in che modo potrà agire l’uomo uscito dal Roverismo e inserito nella società.

In seguito la maggiore preparazione specifica degli Allievi e le loro migliori conoscenza del Roverismo hanno consentito di accelerare l’illustrazione del Metodo (limitandola ad un’ ampia panoramica e ad una puntualizzazione degli aspetti approfonditi) e di introdurre, otre alle “sessioni” che, insieme all’ “imparare facendo”, continuavano ad essere il mezzo tradizionale per l’«insegnamento», altri momenti in cui gli allievi potevano rendere partecipi tutti i presenti delle loro esperienze più significative riferite al Roverismo. Queste nuove e fortunate modalità di comunicazione didattica utilizzavano prevalentemente la ricerca in comune (capitoli, tavole rotonde, veglie a tema ecc.) e le attività dirette dagli stessi Allievi.
Inoltre vennero introdotti degli incarichi a rotazione giornaliera fra cui, per citare i più significativi:

- il Capo Clan di giornata, che doveva provvedere all’attenzione del percorso, della disciplina del campo e delle occasioni di lavoro di gruppo.
- Il Custode dell’orario che doveva assicurare il rispetto dell’orario previsto e la tempestiva disponibilità degli Allievi alle Sessioni e altre attività.
- il Relatore di giornata che aveva il compito di rilevare le attività svolte e i relativi contenuti e, dopo il campo mandare al Capo campo la relazione del giorno (ciò che, purtroppo non è sempre avvenuto).

LE ULTERIORI INTRODUZIONI

Gli ultimi sviluppi qualitativi del Roverismo praticato, anche a seguito degli apporti del Concilio e di quel continuo ripensamento che è caratteristica della Branca, avevano permesso di tratteggiare, sempre con il contributo degli Allevi, quella figura di uomo “impegnato” che il Roverismo addita come modello. Diverse innovazioni erano state altresì introdotte per un approfondimento dello studio e qualche volta dell’osservazione diretta del giovane, di quello cioè, che sarebbe stato l’«oggetto» dell’azione formativa del Capo Rover. In breve possiamo dire che negli ultimi tempi il Campo Scuola Rover si era articolato sui quattro nuovi punti:
1. le mete che ci attendono;
2. il giovane dai 16 ai 20 anni;
3. i mezzi offerti dal Metodo;
4. la figura e l'azione del Capo Rover.

A questo ultimo argomento, progressivamente sviluppato, è stato assegnato grande importanza con l’introduzione di apposite sessioni, nelle quali considerando i capi non solo come conoscitore e applicatore del Metodo, ma sopratutto come persona in divenire di miglioramento, introducendo concetti e strumenti per la giustificazione del proprio servizio e il potenziamento della propria attività. Tale sviluppo essendo basato sull’idea che il Metodo verrà applicato tanto meglio e l’azione del Capo otterrà tanti migliori risultati quanto più sarà esercitato da persone non solo competenti ma anche pienamente convinti, e di proprio sicuro convincimento, della validità del loro Servizio, da risultare in grado di esercitare un’azione formativa di maggiore profondità.

E così sono state ampliate le sessioni relative alla figura del Capo con particolare riguardo a quell’aspetto, in ordine a concezioni del seguente tenore:
- La presentazione di nuove tecniche di attività.
- Il potenziamento del modo di agire del Capo Rover.(sul lavoro personale e sul comportamento nel lavoro di gruppo).
- L’azione formativa di se stesso (autoformazione, formazione permanente).
- L’individuazione di a chi risponde il Capo della sua funzione di formatore..
- La giustificazioni del Servizio del Capo, nella società (valore sociale) e nella Chiesa (ministero spirituale).

Molto per una settimana? Certamente troppo. Nessuno può pensare di portare a compimento queste tematiche in pochi giorni. Infatti non si pretendeva di raggiungere il loro pieno sviluppo. L’azione era rivolta, più limitatamente, a presentare gli argomenti, a fare in modo che siano recepiti e a favorire il desiderio di approfondirli personalmente tramite appunto l’autoformazione permanente.
Inoltre iI Campo Scuola di Branca non andava interpretato solo come una fase della formazione del capo, che sotto molti aspetti non è mai terminata, risultava che era anche, per gli Allievi, una occasione di ripensamento, di riflessione, di decisioni personali. E in alcuni casi sono avvenute, proprio durante il campo vere e proprie, oserei dire, vocazioni a questo Servizio verso i giovani, così utile e anche così affascinante come si rivela a chi lo pratica.

GLI ALTRI MEMBRI DELLO STAFF

Sono sostanzialmente gli Assistenti Ecclesiastici e gli Aiuti. Tra i primi ricordo quelli che sono stati più frequentemente presenti in quel periodo alle edizioni di Colico e di Bracciano. Altri furono episodici ma non meno presenti ed apprezzati. Con alcuni, per la comunanza di “vita dura” del Servizio comune (si ricordi che il Campo Scuola Rover è mobile per tutta la settimana), oltre che per disposizione d’animi, sono nate delle amicizie profonde, e durevoli ben oltre il tempo del comune servizio nei Campo Scuola. Vale la pena di ricordare anche alcuni casi di sacerdoti che, dovendo partire per le Missioni, venivano al campo scuola per conseguire il Brevetto Gilwell (unica eccezione prevista dalle Norme Direttive di allora: gli AE non dovendo fare i Capi non erano ammessi al Brevetto), dato che questa qualifica era riconosciuta per legge, in certi Paesi di nuova indipendenza, quale attestato qualificante per occuparsi dei ragazzi e giovani e delle relative organizzazioni. Una importanza del brevetto che ci aveva fatto riflettere. Per questa ragione parteciparono attivamente al campo scuola nel ruolo di A.E. membro della staff, partendo poi per la loro destinazione.
A parte questi casi dei Missionari, che comunque sono state delle eccezioni, osservo che, mentre a Colico vi era una rotazione di sacerdoti di un certo gruppo solitamente disponibili, alle edizioni di Bracciano aveva sempre partecipato il compianto Padre Marco Voerzio O.P., che, nel viaggio di andata, passavo a prendere nel suo convento di Genova e così al ritorno.

GLI AIUTI

L’ideale sarebbe stato di costituire una staff fissa in modo da potere ripetere senza difficoltà certi schemi del campo e, eventualmente di potere sostituirsi reciprocamente a turni in alcune attività.. Invece alle varie edizioni partecipavano normalmente una grande varietà di Aiuti e vi fu un turn-over abbastanza intenso: la staff si rinnovava quasi ad ogni edizione e rari sono stati gli Aiuti che parteciparono più di un paio di volte, ma mentre per quanto riguarda Bracciano questa varietà ha una certa motivazione nel fatto che, non essendo io sul posto, avevo bisogno di una aiutante locale che si incaricasse di preparare alcuni aspetti organizzativi e che poteva scambiarsi a seconda delle disponibilità, per quanto riguarda Colico, dove era maggiormente possibile, la costanza di partecipazione avrebbe potuto esserci l’occasione di un “trapasso delle nozioni” da padre a figlio o da maestro a discepolo, stabilendo così una continuità di impostazione, mentre ciò non è avvenuto, al grande dispiacere di chi scrive. Ci consola un po’ il fatto che molti di quelli che hanno fatto da Aiuto alle varie edizioni, hanno poi proseguito in vari Servizi associativi, spesso per anni e in modo silenzioso.

DOPO IL CAMPO SCUOLA

E' tuttavia evidente che il solo campo scuola è insufficiente agli scopi finali. Esso resta in troppi casi l'episodio unico personalmente deliberato e intimamente vissuto, della formazione di un Capo. Certo le riviste dell'Associazione costituiscono un non piccolo sussidio, certo lo spontaneo tirocinio che avviene nei primi anni di servizio nella Branca è una base utile, certo l'azione dei vari organi associativi contribuiscono validamente alla formazione dei Capi, certo anche alcuni DCC rimangono in contatto epistolare - necessariamente diluito - con gli allievi; ma tutto ciò è chiaramente insufficiente.
Resta pertanto aperto il grave problema di aiutare in modo organico e continuativo gli Allievi a perfezionarsi, almeno per un certo tempo dopo la partecipazione al Campo Scuola. Riteniamo sia un problema di notevole importanza che sarà da affrontare con inventiva e lungimiranza.

PER CONCLUDERE: UN INVITO

Viviamo in questi tempi un periodo particolare di incessante ricerca, di valide precisazioni e di progressiva maturazione. Attualmente, fatto positivo e di estrema importanza, sta finalmente delineandosi un vero e proprio “corpo" di educatori volontari che intendono servirsi del Metodo Rover,: più numerosi, più preparati, forse anche più disponibili che nel passato, certo con un più alto concetto del proprio servizio e con un più fermo desiderio di perseverare negli anni.
Se è dunque vero che le vicende del Roverismo continuano a progredire, vi è per tutti, negli anni del Servizio, il pericolo di “invecchiare”. Al fine di evitare questo scoglio sarebbe bene che diventasse pratica abituale il ritorno al Campo Scuola: il Capo in Servizio da anni - come è bene che faccia il Capo Rover per acquistare quell’esperienza che diventa redditizia - ha bisogno di rifare un tuffo nelle origini e di “aggiornarsi”, di tenersi informato delle novità rinvigorendo la propria disponibilità e l'impostazione dei proprio servizio. E' per questo che anche noi, come già avviene in alcuni casi, dobbiamo prendere l'abitudine del «ritorno» al Campo Scuola: è’ una occasione per i Capi, oltre che di aggiornarsi, anche di restare giovanie e anche perché, come dice la canzone di Colico, al Campo Scuola “c’è sempre qualcosa da imparare”.

NANDO PARACCHINI

 


da Esperienze e Progetti nr 183



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